Capitano mio capitano

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Marek Hamsik compie oggi trenta anni.
Me lo ricordo che era piccirillo piccirillo così, un ragazzino slovacco impaurito, appena giunto dal Brescia, timido e con una cresta improponibile.
È passato un po’ di tempo da allora, sembra ieri, ma sono passati diversi anni, diversi Napoli, diverse stagioni.
Quel ragazzino ora è un uomo, Capitano e condottiero di una splendida squadra, azzurra.
Un uomo ormai senza paura anche se sempre attento e misurato e con una cresta sempre più alta.
La cresta di Marek. Ormai simbolo è oggetto di culto per tutti i tifosi, adulti e ragazzini, che la imitano ed esaltano.
Marek oggi è il Napoli. Simbolo con la sua classe e quella cresta al vento di una squadra fantastica.
Se volessimo attribuire un volto al Napoli di questi ultimi anni non potrebbe che essere il volto di Marek. Di questo splendido ragazzo.
Il Capitano degli azzurri.
Ultimo baluardo di un calcio di altri tempi, quello delle bandiere e dei calciatori modello.
Oggi Marek Hamsik è uno dei tre più forti centrocampisti del mondo, potrebbe giocare tranquillamente nel Barca o nel Real, ma ha scelto di restare azzurro a vita.
Un pazzo probabilmente in un calcio sempre più guidato dai soldi e sempre meno nobile.
Uno splendido eroe buono, adorato da un popolo intero, forse ultimo esempio di uno sport dove ormai le bandiere si ammainano ogni giorno in nome solo del Dio denaro.
Marek no. Marek non è così. Marek già è una leggenda del Napoli.
Con i suoi numeri impressionanti. L’anno prossimo supererà il record di gol del più grande di tutti.
Da centrocampista ha segnato più di cento gol in quattrocento gare circa.
Numeri incredibili di un fuoriclasse enorme. Di un uomo vero ed ancora più enorme.
Buon compleanno Capitano.
Cento di questi giorni.
Che il tuo futuro sia sempre più azzurro proprio come il cielo, proprio come il mare.
È un onore ed un privilegio vederti con quella fascia al braccio, tu, napoletano nato per caso in Slovacchia, tu splendido condottiero azzurro.
Tu. Capitano mio capitano.

Il direttore
Felice Antignani

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Felice, papà, molto, e marito. Ispirato dalla filosofia Troisiana e cresciuto a pane e Così Parlò Bellavista. Malato (grave) di Napoli e del Napoli dalla nascita. Rapito dall’ironia e dalla punta di penna di Peppino Pacileo. Appassionato di economia, anche per necessità. Insomma una gran bella vita da orsacchiotto. Poi, però, prendi un tram in faccia all’improvviso e tutto si ribalta… e tutto è diverso. Ma non bisogna mai mollare…mai…perché il cielo è azzurro…proprio come il mare…

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